Tistù e la magia del pollice verde by Maurice Druon

Tistù e la magia del pollice verde by Maurice Druon

autore:Maurice Druon [Druon, Maurice]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2018-03-11T23:00:00+00:00


Capitolo dodici

Dove il nome di Mirabello s’allunga

Forse voi pensate che i grandi cominciassero ad avere qualche dubbio e che facessero questo semplice ragionamento: “È sempre nei luoghi dove Tistù è passato il giorno prima che i fiori misteriosi compaiono. Dunque deve essere Tistù: sorvegliamolo”.

Ma voi ragionate così perché sapete che Tistù aveva i pollici verdi. I grandi, ve l’ho già detto, hanno le loro idee ed è ben difficile che riescano a immaginare che esistano altre cose al di fuori di quelle che essi conoscono.

Qualche rara volta capita un signore a rivelare un barlume d’ignoto: s’incomincia col ridergli in faccia; in qualche caso lo si chiude in prigione perché disturba l’ordine del Signor Tuonante; e poi, quando ci si accorge che era nel giusto, e dopo che è morto, gli si innalza una statua. È quello che si dice un genio.

A Mirabello, quell’anno, non c’era nessun genio per spiegare l’inspiegabile. E il Consiglio Municipale si trovava nel più grande imbarazzo. Il Consiglio Municipale è un po’ come la donna di servizio di una città. Ad esso tocca sorvegliare la pulizia dei marciapiedi, ad esso tocca di stabilire il posto dove i bambini possono giocare, il posto dove i mendicanti devono chiedere l’elemosina, e di conoscere dove devono sistemarsi gli autobus, la sera. E niente disordine, soprattutto.

Ma il disordine si stava insediando a Mirabello. Non era più possibile prevedere, da un giorno all’altro, dove esistesse una piazza o un giardino. I fiori s’arrampicavano sulle prigioni, nascondevano le catapecchie, spuntavano dentro l’ospedale!

Se un Consiglio Municipale avesse accettato tali fantasie, una città avrebbe cessato d’essere una città. Un bel mattino la cattedrale avrebbe potuto decidere di trasferirsi in un altro quartiere, gli autobus avrebbero cambiato il loro percorso per andare a godersi l’aria buona della campagna, oppure avrebbero voluto scendere al fiume per rinfrescarsi un po’…

– No, no e no! – gridarono i consiglieri municipali di Mirabello riuniti in seduta straordinaria.

Si parlava già di far sradicare tutti i fiori. Intervenne il Signor Padre. Il Signor Padre era molto ascoltato in Consiglio. Una volta ancora si dimostrò un uomo dalle decisioni rapide ed energiche.

– Signori – egli disse – avete torto a irritarvi. È dannoso irritarsi contro ciò che non si comprende. Nessuno di noi conosce la ragione di queste improvvise fioriture. Sradicare i fiori? Voi ignorate dove rispunteranno domani. D’altra parte bisogna ammettere che quei fiori ci sono più di utilità che di ostacolo. Più nessun prigioniero fugge. Il quartiere delle catapecchie è diventato prospero. Tutti i bambini dell’ospedale guariscono. Perché arrabbiarci? Mettiamo i fiori al nostro servizio e facciamo in modo di precedere gli avvenimenti, invece di farci sorprendere da essi.

– Sì, sì, sì – gridarono i consiglieri. – Ma come fare?

Il Signor Padre proseguì il suo discorso.

– Vi propongo una soluzione ardita. Bisogna modificare il nome della nostra città, e chiamarla d’ora innanzi Mirabello-Fiori. Con un tale nome chi potrebbe sorprendersi del fatto che i fiori spuntano dappertutto? E se domani il campanile della chiesa si trasforma in un ramo di



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